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Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana


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PALAZZO NERONI A FIRENZE, STORIA ARCHITETTURA RESTAURO,  a cura di Paola Benigni, Firenze, EDIFIR, 1996.


Sede

Palazzo Neroni

Il palazzo di via de' Ginori 7, è un palazzo quattrocentesco appartenuto alla famiglia Neroni come testimonia lo stemma sulla facciata.

L'artefice primo delle fortune dei Neroni, anche per l'appoggio incondizionato da lui offerto al rientro in patria di Cosimo de' Medici nel 1434, fu Nerone, lanaiolo e mercante, proprietario terriero, membro attivo della classe dirigente fiorentina, abitante in Borgo San Lorenzo, dove era proprietario di alcune case; egli è ricordato da Machiavelli nelle Istorie fiorentine come uno degli uomini più ragguardevoli di Firenze sin dal secondo decennio del secolo XV.

Successivamente, in pochi decenni, Nerone ed i suoi figli occuparono, con le proprie dimore, un vasto isolato che, esteso da via della Stufa a Borgo San Lorenzo, si sviluppava in corrispondenza di tutto il fronte posteriore del palazzo che Cosimo de' Medici stava costruendo per la sua famiglia dall'altro lato della strada. In particolare, su parte dell'area attualmente occupata da palazzo Neroni si insediò nel 1442, Nigi di Nerone, il quale dal 1461 al 1463 effettuò alcuni importanti acquisti che gli permisero di costruirsi un vero e proprio palazzo di abitazione.

La fortuna della potente famiglia declinò con la partecipazione alla congiura antimedicea del 1466 della quale Dietisalvi, il più anziano ed autorevole dei fratelli Neroni, fu uno dei promotori. Dichiarati ribelli, privati dei loro beni e dei pubblici uffici, banditi da Firenze, Dietisalvi, Agnolo, Francesco e Filippo Neroni morirono esuli a Roma e a Napoli. Nigi, proprietario del palazzo che attualmente è sede della Soprintendenza Archivistica, per non avere avuto un ruolo attivo nella congiura, non fu sottoposto alla confisca dei beni e venne semplicemente confinato, con la sua famiglia, a Prato dove morì poco dopo il 1490.

Di tutti gli immobili posseduti in Borgo San Lorenzo (oggi via de' Ginori) è toccato in sorte proprio al palazzo di Nigi, che di tutti i fratelli fu senza dubbio quello politicamente meno influente e significativo, perpetuare, con lo stemma lapideo della facciata, il nome ed il ricordo dei Neroni. Il fallimento della congiura del 1466 segnò, comunque, l'inizio di un progressivo processo di decadenza per l'intera famiglia che si estinse, infine, nel primo trentennio del secolo XVII.

Il palazzo è stato acquistato nel 1987 dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali mediante l'esercizio del diritto di prelazione. Dichiarato di notevole interesse storico-artistico nel 1914 e nel 1934,  è stato oggetto di significativi restauri che, ponendo fine al degrado in cui versava, ne hanno reso di nuovo leggibile l'impianto quattrocentesco e le ristrutturazioni ottocentesche.

I lavori di restauro, curati dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Firenze, hanno permesso il recupero del decoro formale della facciata quattrocentesca, attribuita all'opera o all'influenza di Michelozzo, la riapertura della loggia interna, anch'essa databile al secolo XV, nonché l'adeguamento degli ambienti interni alle nuove funzioni di sede della Soprintendenza Archivistica della Toscana.

Inaugurato alla fine del 1996 esso comprende, oltre agli uffici, la biblioteca e vari spazi per l'attività didattica e culturale. Inoltre ospita la Deputazione di Storia Patria Toscana e alcuni depositi della Biblioteca Riccardiana.

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Ultimo aggiornamento: 02/09/2022